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(Nando Cianci)

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Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...

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ONNIVORICosa si nasconde dietro quello che mangiamo, di Michael Pollan, Aboca, Sansepolcro, 2022, pp. 368, € 18,00.

Quando ci sediamo a tavola non abbiamo, generalmente, coscienza di tutto quel che si è mosso nel mondo prima che la pietanza arrivasse sulla nostra tavola. Né su ciò a cui stiamo andando incontro. Giustamente, in un certo senso, poiché il pasto è un momento conviviale, o di piacere solitario. Comunque, almeno nelle intenzioni, l’interruzione momentanea del flusso di problemi tra i quali ci barcameniamo quotidianamente. Ricordare, perciò, che quattro delle patologie più gravi che colpiscono gli americani derivano dalla cattiva alimentazione può risultare alquanto sgradevole. Così come riflettere sulle influenze che le coltivazioni esercitano sui mutamenti del paesaggio e su come le nostre abitudini alimentari determinino di quali specie di animali stimolino lo sviluppo e quali mettano a rischio può togliere leggerezza ad un momento di relax. Ma questo solo se vogliamo far consistere la nostra rilassatezza nell’ignorare tutto ciò ed altro ancora. Al contrario, la conoscenza può rendere più sereno il momento del cibo e favorire tanto la nostra salute che il nostro buon umore. Può contribuire a migliorarci la vita.

In un viaggio a tutto campo, attraverso la storia di ciò che arriva sul nostro tavolo, ci conduce Michael Pollan nel suo Il dilemma dell’onnivoro, già noto a molti e che oggi Aboca ripubblica in una edizione per ragazzi. Lo spunto per la stesura del libro sorse in seguito ad alcune inchieste condotte dall’autore a partire dalla fine del secolo scorso negli Stati Uniti. Ma l’interconnessione instauratasi nel mondo a tanti livelli, compreso quello alimentare, rende il lavoro che ne è scaturito attuale e interessante anche da noi in Europa. Sotto la lente investigativa dell’autore finisce l’industria del cibo in molti dei suoi aspetti, ma il libro non vive solo per la sua parte critica e demistificatrice. Lo sguardo dell’autore, e con il suo anche il nostro, si allarga poi ad analizzare tutto quel che di positivo noi possiamo fare nel nostro rapporto con il cibo attraverso i prodotti locali sostenibili e i pasti legati ad attività nella natura. Con una postfazione nella quale ci spiega come “votare con la forchetta” attraverso le scelte che danno corpo al nostro modo di acquistare e di mangiare, perché «il consumatore può anche essere creatore, impiegando le proprie scelte alimentari per costruire una nuova catena alimentare». Una creazione che, sottolinea opportunamente Pollan può trovare un luogo primario di elezione nella scuola, tanto nelle scelte concrete per le mense che vi operano quanto nel lavoro didattico e di ricerca sull’alimentazione, sui suoi legami con il territorio, sul suo incidere sulla vita del Pianeta. Questa edizione per ragazzi del libro – che si legge piacevolmente – si conclude con alcuni consigli alimentari, incentrati sul «mangiare cibo vero», che è un’espressione solo apparentemente banale, ma che in realtà chiama in causa aspetti non secondari del nostro stare al mondo. Il che svolge, con tutta evidenza, una importante funzione educativa.

Il risvolto: Hamburger e patatine. Magari sono il tuo piatto preferito… ma sai come vengono coltivate le patate e da dove arriva la carne?
E sei sicuro che vada bene qualsiasi cibo solo perché lo trovi al supermercato?
Possiamo mangiare di tutto, ma come facciamo a sapere che cosa va bene mangiare? È un bel dilemma…
Di certo, dopo aver letto questo libro, diventerai anche tu un detective del cibo e ti aggirerai per il supermercato facendo domande in apparenza bizzarre per scoprire esattamente che cos’è e da dove viene quello che mangi. Domande tipo: Cosa c’è, oltre al pollo, in quelle
crocchette di pollo? Quei frutti di bosco sono stati raccolti vicino a noi o hanno fatto il giro del mondo?
Le risposte che troverai potrebbero farti perdere l’appetito… Ma ti tornerà subito, appena – grazie a questo libro – diventerai protagonista delle tue scelte alimentari! Il nostro modo di mangiare influisce, infatti, in maniera gigantesca sulla nostra salute e sul pianeta. Quello che mettiamo sul piatto si ripercuote sulla natura più di qualsiasi altra nostra azione. Perché anche se non ti è consentito votare alle elezioni finché non sarai maggiorenne, puoi votare già adesso con la tua forchetta, scegliendo di mangiare cibi che rispecchiano i tuoi valori ed evitando quelli che non lo fanno.
Se hai a cuore l’ambiente e i problemi relativi al cambiamento climatico, divorerai questa edizione per ragazzi del 
Dilemma dell’onnivoro, il bestseller di Michael Pollan che ha cambiato il modo in cui tantissime persone nel mondo scelgono il loro cibo.

 

L’incipit: Prima di iniziare a scrivere questo libro, non avevo mai riflettere sulla provenienza dei miei pasti, né mi preoccupavo troppo di quello che avrei o non avrei dovuto mangiare. Il cibo arrivava dal supermercato e, per mangiarlo, bastava che fosse buono.
Fin quando, però, non mi si è presentata l’occasione di dare una sbirciatina dietro il sipario della moderna catena alimentare americana. Ra il 1998. Stavo scrivendo un articolo sui cibi geneticamente modificati, ossia cibi creati modificando il DNA delle piante in laboratorio. La mia inchiesta mi ha condotto nella Magic Valley, nello stato dell’Idaho, dove la maggior parte delle patatine fritte mangiate dagli americani è nata sotto forma di patate Russet Burbank. E lì ho visitato una fattoria diversa da tutte quelle che avevo già visto o immaginato.

Si estendeva su una superficie di 6.000 ettari, suddivisi in cerchi nel grano da 75 ettari l’uno. Ogni cerchio assomigliava a un quadrante verde di un enorme orologio con la lancetta dei minuti che si muoveva lentamente. Quella lancetta era un irrigatore, un tubo lungo 300 metri che spruzzava sulle piante di patata una pioggia costante di acqua, fertilizzante e pesticida. La fattoria era gestita da una fila di computer in una sala di comando. Seduto in quella sala, il contadino, grazie a un interruttore, poteva annaffiare le sue coltivazioni con l’acqua o le sostanze chimiche che riteneva necessarie.
Una di queste sostanze era un pesticida usato contro gli insetti, il Monitor. Si tratta di una sostanza talmente tossica che, dopo essere stata spruzzata, impedisce a chiunque di accedere al campo per quattro o cinque giorni. Se in questo periodo l’irrigatore si rompe, i contadini non possono mandare nessuno a ripararlo, perché la sostanza è troppo pericolosa. Preferiscono, piuttosto, lasciare seccare e morire i 55 ettari di coltivazione.

L’autore: Michael Pollan (New York, 1955), scrittore e giornalista, rappresenta una voce viva e poco  ortodossa nel dibattito globale sull'alimentazione.  È autore di numerosi saggi ed insegna Giornalismo scientifico e ambientale all’Università di Berkeley.

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